Un lettore mi scrive:

Gentile Tilde,
non vorrei angustiarla ancora con i miei problemi da malinconico ipocondriaco, ma quando lo faccio mi sento risollevato. Le ho esposto la mia situazione finanziaria e familiare e quello che ho omesso di dirle sicuramente l’avrà intuito in precedenza. Stasera avverto un senso di costrizione al petto. Il medico mi ha prescritto un elettrocardiogramma, ma io so che è l’ansia ad attanagliarmi. Alcune somatizzazioni sono implacabili. Che devo fare? Cosa potrò fare? Oggi ho pagato gli stipendi ai miei dipendenti, ma non so se riuscirò a farlo il prossimo mese. Non avere i soldi in banca significa stare nella merda ( mi conceda l’espressione scurrile). I miei figli, con i quali ho uno studio associato, stanno già nell’angolo. Ah, questo dolore al petto quanto m’opprime. Mi trema l’anima. Non so se mi rassegnerò alla vita grama che sopporta la maggior parte dell’umanità.
Mia moglie mi guarda sempre con sufficienza. Percepisco il solco che ci separa: l’hanno scavato il nostro ieri solido e il mio presente vacillante. Hai voglia a dirle che non ne ho colpa. Patrizia – è questo il suo nome – ha lo sguardo aperto sul mondo di chi ha fatto il lifting endoscopico del sopracciglio: l’unico motivo di una miope apertura piena di soddisfazione per le altrui sventure. Lei gioisce se un altro sta male. E’ tanto inviperita nei miei confronti, ora più che mai. Non posso più scrivere, ho gli occhi velati di lacrime.
Patrizia è entrata nella stanza, non voglio che legga la lettera.
Le son grato della meravigliosa comprensione.
Non mi risponda, mi basta sapere che potrò scriverle ancora.
La saluto con grande affetto.
Mi consenta un abbraccio

Mario L.

P.S. I suoi occhi carezzevoli sono lo specchio dell’anima bella che possiede.

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